Le bugie hanno le gambe lunghissime
admin 06/06/2016 Curiosita'
Non fidatevi di coloro che dicono di afferamere sempre la verità poichè con molta probabilità vi stanno mentendo. Perché delle bugie, utilitaristiche, cortesi o pietose che siano non possiamo fare a meno. Sono loro, infatti, che ci permettono di sopravvivere in situazioni particolarmente difficili o imbarazzanti. Le bugie stanno alla base di tutti i gruppi sociali, tanto che non solo gli uomini ma anche gli animali ne fanno uso. Le femmine di scimmia, per esempio, approfittano dell'assenza del loro compagno "ufficiale" per accoppiarsi con un altro maschio. E i gregari, cioè i membri non dominanti del gruppo, nascondono le banane al capobranco, per poterle mangiare in pace anziché consegnargliele. La bugia ha insomma a che fare con la gestione di risorse scarse come possono essere il cibo o femmine. Tra gli uomini, però, le cose si complicano e assumono sfumature e motivazioni diverse.
C'è la bugia bianca e sociale, che si dice per educazione e per non ferire sensibilità altrui "Questo vestito ti sta benissimo". C'è la bugia pedagogica, da racontare ai bambini per gratificarli ("Mamma, ti piace il mio disegno?", "Certo, è meraviglioso"). La bugia utilitaristica, usata spesso sul lavoro per evitare un incarico difficile o noioso ("Direttore, me ne occuperei volentieri io, ma devo aiutare mia zia a traslocare"). La bugia di autopresentazione, una piccola forzatura della realtà per apparire più interessanti o attraenti ("Ho scalato l'Everest senza ossigeno"). La bugia protettiva, classica di coppia, alla quale si ricorre per non far scoprire un tradimento al partner ("leri non mi hai trovato a casa perché ho dormito da un'amica"). L'omissione, che non è una vera e propria menzogna, ma una verità taciuta. E poi, la nobilissima bugia a fin di bene, che ha l'obiettivo di risparmiare un dispiacere a un'altra persona ("Guarda che il tuo ex fidanzato mi ha detto che ti ama ancora") ed è tipica di chi si attribuisce compiti di controllo e gestione all'interno di un rapporto. La bugia a fin di bene riflette una visione un po' onnipotente di sé e una scarsa fiducia nelle capacità altrui di affrontare la realtà, per quanto spiacevole e dolorosa possa essere.
La bugia non è mai fine a se stessa ma è un comportamento strategico. L'adolescente che non racconta ai genitori cosa fa davvero la sera quando esce con gli amici mette in atto una strategia. Oltretutto a volte essere bugiardi con alcune persone ci permette di essere onesti con altre. Il nodo cruciale, dunque, non è tanto l'alternativa tra mentire o dire la verità, ma la scelta dei soggetti da ingannare e di quelli con cui essere sinceri. Dilemma di difficile soluzione, soprattutto in una società come la nostra dove la verità e la massima apertura sono considerate valori morali. Ma non si tratta certo di dogmi universali. In Cina raccontare la verità è considerato un comportamento stupido, perché significa scoprirsi, un po' come andare in giro nudi. Per gli orientali in generale, essere aperti e sinceri, anche tra persone con un certo grado di intimità, può costituire un'infrazione a regole sociali condivise. Per i musulmani, l'inganno è condannato dal Corano. Sono invece diffuse le omissioni, le cose che si tacciono per pudore. Basta pensare che nei Paesi islamici chiedere a un uomo come sta sua moglie è visto come un'intromissione nella sua vita privata.
Non dobbiamo stupirci, visto che la cultura è un modo di organizzare la realtà che cambia a seconda delle epoche e dei contesti e non serve scomodare l'Oriente. Anche senza fare tanta strada, nella cultura mafiosa l'omertà è un comportamento legittimo, socialmente approvato e incoraggiato.
Insomma, se non siamo ipocriti, dobbiamo riconoscere che nel nostro sistema sociale la verità è sì un valore, ma solo a livello teorico. Un esempio? Tutti coloro che lavorano in un’azienda sanno che, nei momenti di crisi, bisogna fingere con i clienti e con la concorrenza che gli affari non sono mai andati così bene. Certo, un conto è la strategia d'impresa, un altro i rapporti interpersonali, d'amore o di amicizia, che dovrebbero essere sempre basati sulla massima onestà e chiarezza. Ma essere leali non significa dire sempre la verità, in ogni circostanza e a qualsiasi costo. Tenere qualche segreto è una prova di indipendenza e maturità: sono i bambini che raccontando tutto alla mamma, gli adulti sanno anche tacere. Soprattutto, una verità sbattuta in faccia in modo brutale può essere anche un gesto aggressivo, attuato con lo scopo preciso di ferire. Un coltello per colpire alla schiena, nascosto dall'alibi della sincerità. In Amore, poi, confessare una scappatella "senza conseguenze" è anche un modo per liberarsi dei sensi di colpa e scaricarli sul partner. Un elogio della bugia, dunque? Sì, se si tratta di episodi singoli, parentesi che si aprono e si chiudono all'interno di un rapporto, purché non diventino pretesti per costruire una doppia vita.
La bugia, dunque, è un comportamento strategico solo se isolata, altrimenti si innesca un circolo perverso dal quale non è più possibile uscire: menzogne sempre più grandi e gravi, usate per coprire le precedenti. E dal momento che sostenere queste complicate “sceneggiature” è stressante (oltre a richiedere una memoria impeccabile), prima o poi si finisce con l'essere scoperti.